Il farro si può differenziare in 3 Specie ben precise: piccolo, medio e grande, tutte appartenenti alla famiglia delle Graminacee (Poacee) e al Genere Triticum: queste tre diverse Specie sono, nell’ordine, T. monococcum (farro piccolo), T. dicoccum (farro medio) e T. spelta (farro grande).
Il farro è stato uno dei primissimi cereali ad essere raccolti e poi coltivati dall’uomo. Purtroppo, in seguito alla sua importazione (verosimilmente imputabile ai legionari Romani), nel nostro paese è stato quasi del tutto rimpiazzato dal Triticum durum e dal Triticum aestivum (grano duro e grano tenero); oggi, il suo consumo è considerato alla stregua di un intervento dietetico terapico. In realtà, i valori nutrizionali del farro sono pressoché sovrapponibili a quelli del grano “tradizionale” (con un leggero vantaggio nel contenuto proteico), anche se venendo impiegato prevalentemente sotto forma di semi interi (nelle zuppe e nelle minestre), contribuisce a ridurre in maniera sensibile l’apporto calorico totale della dieta (apporta più acqua e meno carboidrati della pasta asciutta). Sempre rispetto al frumento, la coltivazione del farro si caratterizza per una minor resa della pianta e per un maggior dispendio nella lavorazione tecnologica dei semi. Quest’ultimo aspetto riguarda la separazione della lolla (porzione fibrosa) dai chicchi del cereale; tale intervento, per ragioni morfologiche, necessita un intervento di decorticazione supplementare rispetto al grano.
E’ comunque doveroso specificare che, in Italia, le ricette tradizionali a base di farro sono ancora molte; nelle regioni del centro, soprattutto in Umbria e Toscana (dove tutt’oggi si focalizzano le maggiori coltivazioni di questo cereale), è ancora possibile reperire molti alimenti a base di farro.
Testo da https://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/farro.html
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